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Lucia Rosa Cantafio

Psicologo - Psicoterapeuta

Specialista in Psicoterapia Breve Strategica

Esperta in Sessuologia Clinica

 

 

La terapia breve strategica trae le sue origini dagli studi sulla comunicazione, sia in campo antropologico con Gregory Bateson, sia in campo psichiatrico con Milton Erickson ed ai suoi studi sull'ipnosi e sulla suggestione (ipnosi con e senza trance). Oltre che dagli sviluppi costruttivisti della epistemologia cibernetica. Si deve poi a Paul Watzlawick e al Mental Research Institute di Palo Alto l’opera di approfondimento e sistematizzazione dei principi teorico-applicativi della comunicazione nei suoi aspetti pragmatici e terapeutici.
Il costruttivismo, che abbiamo appena citato, trae le sue origini dal pensiero di J. Piaget, e viene successivamente sistematizzato da E. Von Glasserfeld e da H. Von Foerster, acquisisce importanza in tempi relativamente brevi in psicoterapia, e si impone in approcci che diventano funzionali e di successo. Dopo discussioni infinite sul senso del reale, sui racconti dell’infanzia, sulla vacuità della memoria, si arriva finalmente ad una relativizzazione del tutto, come leggiamo in Sistemi che osservano (pag.41 ): “Non è possibile percepire le cose come false. Percepiamo una cosa che ci sembra vera, non ci sono alternative”. Ciò che percepiamo diventa la nostra realtà, ovvero attraverso le nostre percezioni, i nostri significanti “costruiamo” la realtà e ad essa ci rapportiamo in un continuo come se
Rimanendo aderenti alle situazioni terapeutiche, il paziente presenta dei sintomi, più o meno invalidanti, che rappresentano la realtà soggettiva di quella persona, da cui non possiamo prescindere. In un’ottica costruttivista, il lavoro in terapia si propone l’obiettivo di cambiare l’angolo di osservazione della realtà, di trovare la chiave adatta per aprire la prigione in cui il paziente sente di essere chiuso.
In un linguaggio strategico si tratta di un passaggio da un autoinganno disfunzionale ad un autoinganno funzionale.
L’attenzione viene velocemente spostata dalla diagnosi agli schemi di tipizzazione della personalità, agli schemi percettivo-reattivi del paziente, al sistema interattivo dello stesso. Quindi viene data importanza alla realtà vista con gli occhi dei sintomi e osservando gli schemi realazionali si identificano i benefici secondari dei sintomi stessi e quindi si agisce direttamente sull’insieme di impalcature che mantengono il sintomo, sia a livello individuale che relazionale.

Per citare Matteo Rampin, la terapia è solo apparentemente magica, in realtà è un processo fatto di operazioni, meccanismi, manovre ad incastro in cui ogni pezzo ha uno scopo specifico e può essere riprodotto dal soggetto, che diventa così il vero artefice del trattamento e  del conseguente cambiamento. Quindi non solo si modificano gli schemi percettivi reattivi del soggetto ma se ne forniscono di nuovi, o meglio, si fornisce la capacità di adattare strumenti idonei al raggiungimento di un dato obiettivo evitando di dover rimanere intrappolati in modalità rigide e quindi potenzialmente patogene.
E’ bene ricordare inoltre che uno dei principi basilari del costruttivismo sancisce che la terapia deve adattarsi al paziente e non  essere il paziente a doversi adattare ad essa. Mentre per quel che concerne gli obiettivi da raggiungere, essi vengono sempre concordati tra terapeuta e paziente con i dovuti step.

La terapia breve strategica costituisce quindi una forma di intervento breve e focale, orientato da una parte verso l'estinzione dei sintomi, dall'altra verso il cambiamento della percezione che il soggetto ha di sé, degli altri e del mondo.

 

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